I
ragazzi del massacro
Reale.
All’opposto di tanti “reality” che
passano in tv Scerbanenco ci riporta con durezza ad una realtà vera.
Una
Milano fine anni ’60 i n cui si posteggia in Piazza San Carlo per andare al
cinema in Corso Vittorio. In cui ci sono ancora le portinaie e le meretrici. In
cui la parola invertito è ancora usata comunemente. Una società dove il
politicamente corretto non esiste e la nebbia grava su tutto e tutti.
Storia
terribile quella dei ragazzi del massacro, storia di disadattati e feroci
assassini, di ragazzini sensibili e donne terribili.
Un
romanzo che oggi non potrebbe essere scritto, pena la scomunica dell’autore da
parte di tutta la classe intellettuale.
Eppure,
scritto così, duro, reale, ci fa pensare a cosa sia veramente importante.
L’apparire,
il nominare o piuttosto l’essere di ognuno di noi.
Il
dover ammettere che esistono persone cattive, malvagie, da cui cerchiamo di
proteggerci definendoli mostri, deviati, vittime della società.
Forse
dovremmo invece pensare che esiste una banalità del male e che non basta
evitare di commetterlo ma bisogna contrastarlo.
E
ancora non basta contrastarlo, bisogna fare il bene.
Come
Duca Lamberti cerca di fare con Carolino, uno degli assassini.
Perché
solo facendolo rientrare in una normalità a lui estranea può farlo uscire da un
mondo di violenza e falsi princìpi per arrivare finalmente al vero assassino,
al mandante che ha ideato e pianificato il massacro…
Leggetelo
e lo saprete.