venerdì 1 luglio 2011

L'angolo di Giuseppe


Incurante del caldo e della cappa di umidità, Giuseppe ci consegna puntualmente il suo nuovo contributo. Grazie, Giuseppe.
Buona lettura a tutti.
La caduta dei giganti (Ken Follett)
Personalmente solo leggendo questo avvincente romanzo ho potuto approfondire questo pezzo di storia del Novecento e comprendere perché la I Guerra Mondiale viene chiamata “La Grande Guerra”.
Attraverso le vicende umane e storiche di cinque famiglie l’autore riesce a raccontarci la Storia e soprattutto a trasmetterci quelle atmosfere e quelle sensazioni difficili da comprendere per noi, gente del XXI secolo.
L’appassionante trama intrecciata dei vari protagonisti, tedeschi, austriaci, inglesi, gallesi, americani e russi coinvolge il lettore e stupisce quanto l’Europa fosse più “internazionale” cento anni fa rispetto ad oggi.
I nazionalismi sono ancora di là da venire e si parla di Imperi trans-nazionali che comprendono diversi popoli e diverse culture. Territori che spaziano dalla Siberia alla Francia, passando per gli Ottomani e le colonie dell’Impero Britannico.
Non è il racconto storico ma quello di due generazioni: quella della fine del XIX secolo che trascinò il mondo in guerra e quella dei giovani del XX secolo che la guerra dovette combatterla in mezzo alle trincee ed ai gas tossici.
Significativa la frase con cui il conte Fitzherbert, aristocratico inglese, afferma che non torneranno più i tempi edoardiani in cui nei ricevimenti dei nobili venivano sprecati chili di cibarie e i valletti si appiattivano al muro al passaggio del conte. La guerra non ha solo distrutto fisicamente un’intera generazione (16 milioni i morti tra militari e civili) ma ha distrutto un’epoca. Il libro ce lo narra in maniera romanzata ma ricca di spunti storici come la rivendicazione delle “suffragette” inglesi per il diritto di voto alle donne, la rivoluzione russa, la politica americana e la nascita della Società delle Nazioni, la condizione dei lavoratori gallesi e del popolo russo. Unico neo è la completa assenza dell’Italia dal panorama europeo e mondiale, eppure c’eravamo già…

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