venerdì 7 dicembre 2012

L'angolo di Giuseppe

Giuseppe s'è proprio preso una cotta per de Giovanni. Ecco la sua seconda recensione sul giallista napoletano che ambienta le indagini del commissario Ricciardi negli anni Trenta.


La condanna del sangue (Maurizio de Giovanni)
E Maione raccontò, come non faceva da anni, col cuore e con la mente.
Lucia si ritrovò davanti a una povera vecchia ammazzata con ferocia, a una donna bellissima sfregiata e provò pena e orrore. Poi vide un ometto col riporto, fidanzato con una sessantenne e con la madre immortale, e rise fino alle lacrime; e immaginò una donna nobile, ricca e senza amore ed ebbe pena di lei; un marito anziano, stimato e triste, ed ebbe pena anche per lui.
Conobbe una donna grassa con gli occhi piccoli, che aveva deciso di diventare una truffatrice dopo essere sempre stata onesta, e scosse il capo disapprovandola; ma seppe che aveva una figlia minorata, testimone di chissà che inferno, e la commiserò. Seguì la mente malata di un attore narcisista e provo di nuovo orrore; vide una bambina pallida con gli occhi grandi e vecchi, senza mamma e poi senza papà, e pianse per lei. Scosse il capo al cospetto di un guappo minaccioso e di un commerciante laido, entrambi col sangue avvelenato dalla bellezza.
E scrutò negli occhi del marito, quando le parlò di colei che aveva deciso di mozzarsi la zampa nella trappola, per essere di nuovo padrona della vita propria e di quella del figlio; perché aveva sentito vibrare una corda antica, che credeva di aver udito solo lei. Ma lui le sorrise e le accarezzò il viso. E le disse: “Madonna, ma quanto sei bella”.
Conobbe un pizzaiolo allegro e felice, ne vide il sangue che sgorgava dal petto insieme all’amore per i figli e all’orgoglio, e pianse per lui e per quelle tre creature. Lottò al fianco della moglie e della madre per salvarne il nome, e con loro vinse.
Capì quello che sono i figli, ancora una volta…

Stavolta la recensione non l’ho voluta scrivere io, l’ho lasciata scrivere all’autore che con questa bellissima pagina sembra introdurre, presentare e scrivere del suo lavoro.
In realtà questa pagina è quasi alla fine del romanzo e ne riassume davvero i sentimenti, le sensazioni e le storie di questa indagine primaverile del Commissario Ricciardi, nell’aprile 1931 a Napoli.

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