Piazza
San Sepolcro (Gianni Simoni)
L’ispettore
Lucchesi è antipatico, un po’ arrogante, di quell’arroganza vaga e indefinita
che riesce ad urtare anche i più impassibili.
Questa
bella inchiesta che Gianni Simoni ci racconta lo descrive in tutte le sue manie,
le sue paranoie, le sue sfortune, cercate e non, in tutti i suoi aspetti
investigativi.
Dalla
Questura viene trasferito, una volta si diceva per insubordinazione, al
Commissariato Milano Centro di Piazza San Sepolcro.
E
qui l’autore ci regala delle bellissime descrizioni della città meneghina che
Lucchesi attraversa a piedi, altra sua mania, per andare e tornare
dall’ufficio, per svolgere le sue indagini o per uscire con l’ispettrice
Marchesi.
L’ambientazione
è dura come il carattere arrabbiato del protagonista, la descrizione della
città ricorda un po’ Scerbanenco e i personaggi sono netti, definiti sullo
sfondo della nebbia milanese.
I
furti sono quanto assegnato all’ispettore dal suo nuovo commissario ma questo
non può certo impedirgli di scoprire connessioni con altri crimini, aiutare la
sua amica (?) a risolvere dei casi di stupri seriali e di innamorarsi di
qualcuno.
Il
tutto sempre descritto in quella maniera vivida, talvolta un po’ brutale, che fa di
Andrea Lucchesi un grande personaggio.
E
quando sembra che tutto sia risolto, le indagini concluse, i cattivi arrestati
ecco che Simoni ci sorprende ancora con…
Dimenticavo:
l’ispettore Andrea Lucchesi è di colore e forse è proprio questo che lo rende
così ostile al mondo che lo ha rifiutato e discriminato.
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